5 architetti milanesi

5 architetti milanesi e la loro impronta nella città

Milano è una città rinomata per la sua straordinaria fusione di storia, cultura e design. Una parte essenziale di questa miscela affascinante è attribuibile alle opere di architetti di fama mondiale che hanno lasciato il segno nella trama urbana milanese.

Piero Portaluppi (1888-1967)

 

Piero Portaluppi ha dato un significativo contributo  al panorama architettonico del XX secolo. Portaluppi si laureò in architettura presso il Politecnico di Milano nel 1912, iniziando poi la sua carriera con una fervente passione per l’eclettismo architettonico.

Portaluppi divenne presto un punto di riferimento nell’ambito dell’architettura lombarda, influenzato dall’estetica neoclassica e dalle correnti artistiche del suo tempo.

Le opere di Portaluppi a Milano sono tantissime, come la celebre Villa Necchi Campiglio a Milano, caratterizzata da uno stile raffinato e una cura meticolosa per i dettagli, o il palazzo angolare con porticato di Palazzo Crespi in corso Matteotti 1.

La casa degli Antellani, residenza di Ludovico il Moro è stata ristrutturata completamente da Portaluppi che ha riscoperto parte degli affreschi originali. Nel giardino  in stile neobarocco  progettato dal Portaluppi, qualche anno fa, in collaborazione con l’Università degli studi di Milano è stato realizzata la cosiddetta Vigna di Leonardo da Vinci: stato reimpiantato un vigneto donato dal Duca di Milano a Leonardo come comenso per delle sue opere.

Portaluppi fu anche coinvolto in progetti di rilievo pubblico, tra cui la progettazione del Palazzo dell’Arengario a Milano, un edificio imponente e maestoso che attualmente ospita il Museo del Novecento.

Un’altra opera che è possibile ammirare ed è patrimonio della città è il Civico planetario “Ulrico Hoepli”, nei giardini di Porta Venezia.

La sua eredità è ancora visibile oggi, con molte delle sue opere divenute simboli della ricchezza culturale e architettonica di Milano.

Gio Ponti (1891-1979)

Gio Ponti è stato uno degli architetti e designer milanesi più influenti del XX secolo in assoluto. Sintetizzare l’opera di Gio Ponti è un’impresa ardua. Ha lasciato un’impronta indelebile sulla città e oltre. Ecco alcuni punti salienti della sua carriera e delle sue opere:

Grattacielo Pirelli detto anche familiarmente Pirellone. Progettato per ospitare gli uffici della Pirelli fu completato nel 1960. Questo grattacielo è stato uno dei primi ad utilizzare il vetro come elemento predominante ed è diventato un simbolo di Milano. È sede della Regione Lombardia

Ponti fondò la prestigiosa rivista “Domus” nel 1928, che divenne un punto di riferimento nel mondo del design e dell’architettura. Ponti contribuì alla rivista come direttore per molti anni.

L’architettonon si limitò solo all’architettura, ma si dedicò anche al design di arredi e oggetti. Creò pezzi di design iconici, spaziando da oggetti di arredo e per la tavola per la Richard Ginori, a sedie a lampade, che riflettono il suo stile distintivo e la sua attenzione ai dettagli.

A Milano si possono ammirare anche la Chiesa di San Francesco d’Assisi al Fopponino, il Palazzo Montecatini, la Torre Rasini, il Palazzo Montedoria e la Chiesa di San Carlo Borromeo Ospedale. Vi invitiamo a cercare e vedere queste opere di architettura che sono emblematiche di una città aperta alle innovazioni.

Giovanni Muzio (1893-1982)

Giovanni Muzio è stato una figura di spicco nel panorama dell’architettura italiana del XX secolo, contribuendo in modo significativo al movimento artistico Novecento.

Sin dai suoi primi lavori, Muzio dimostrò una sensibilità nei confronti delle nuove idee architettoniche europee, in particolare del movimento Arts and Crafts e dell’architettura razionalista.

Tra le sue opere più celebri si annovera la progettazione della Ca’ Brutta, in via Moscova, un esempio notevole dell’architettura razionalista italiana degli anni ’20. L’edificio, non amato dai milanesi inizialmente,  per la forma quasi rozza degli elementi decorativi classici  in contrasto con la decorazione liberty dell’epoca, venne definito popolarmente “la casa brutta”.

Altri esempi dell’arhitettura di Muzio da ammirare a Milano sono Palazzo dell’Arte al Parco Sempione (sede della Triennale di Milano) che è stata ristrutturata e modificata dopo un periodo di abbandono e degrado.

Altre opere da ammirare sono il Palazzo dell’Informazione e l’Arengario (con Portaluppi)

Muzio sperimentò anche con materiali innovativi e forme geometriche, evidenziando la sua adesione alla modernità senza rinunciare a un legame con la tradizione.

Durante la sua carriera, Muzio lavorò su una vasta gamma di progetti, tra cui residenze private, edifici pubblici e progetti urbanistici. La sua firma architettonica si distingueva per la sobrietà, l’eleganza e la cura per i dettagli.

La sua influenza si estese oltre i confini italiani, partecipando a progetti in America Latina e Stati Uniti. La sua eredità nell’ambito dell’architettura moderna è ancora evidente, e il suo lavoro continua a essere studiato e apprezzato per la sua capacità di coniugare innovazione e tradizione.

Luigi Caccia Dominioni (1913-20169)

Nato a Milano da una famiglia nobile di origini piemontesi, Caccia Dominioni ha una carriera che ha lasciato un’impronta duratura nel panorama dell’architettura moderna.

La sua opera, caratterizzata da uno stile sobrio e razionale, ha contribuito a definire l’architettura italiana del secondo dopoguerra. Caccia Dominioni è stato particolarmente noto per la sua attenzione al dettaglio e alla qualità dei materiali, creando opere che uniscono la funzionalità contemporanea con un’eleganza senza tempo.

Tra le sue architetture:  Casa Caccia Dominioni,  un edificio residenziale di Milano, in piazza Sant’Ambrogio al civico 16, l’edificio di via Santa Maria alla Porta 1, la ristrutturazione della Pinacoteca Ambrosiana e infine il ridisegno di piazza San Babila del 1996.

Caccia Dominioni ha anche svolto un ruolo significativo nel design di interni e nella progettazione di arredi, fondando Azucena per produrre gli arredi da usare nella progettazione delle case.

Aldo Rossi (1931-1997)

È stato il primo italiano a vincere nel 1990 il Premio Pritzker, seguito otto anni dopo da Renzo Piano.

Una delle sue opere più celebri è il Teatro del Mondo, realizzato per la Biennale di Venezia nel 1979, una struttura galleggiante e un’opera d’arte concepita dall’architetto italiano Aldo Rossi. Realizzata per la Biennale di Venezia nel 1979, la struttura rappresenta una sorta di teatro navigante, un simbolo di transitorietà e della fugacità della vita umana.

Rossi ha integrato la storia e la memoria nella sua progettazione, enfatizzando la continuità con il passato

Si è distinto per l’attività accademica e una carriera internazionale, a Milano realizzò con Carlo Aymonino il complesso residenziale del Monte Amiata nel Gallaratese.

In pieno centro città, in via Croce Rossa a metà di via Manzoni, c’è la fontana monumento a Sandro Pertini, in uno spazio che è concepito come una piccola piazzetta.

Tra gli altri interventi a Milano c’è il complesso del Monte Amiata nel Gallaratese, progettato con Carlo Aymonino, il Quartiere di Vialba, l’ampliamento dell’aeroporto di Linate, l’Hotel Duca D’Aosta.

Anche Rossi ha realizzato pezzi di design, soprattutto per Alessi e Molteni.